A causa della sua eccessiva "generosità" (aveva le mani bucate ed era stato interdetto dal genitore già una volta), durante la gestione di Gioacchino Lauro (vedi foto) si accumulò un deficit di bilancio considerevole; l'intervento del padre che lo destituì dall'incarico (1/5/1968) facendolo interdire di nuovo, frenò l'emorragia economica in atto; non volendo, però, assumere in proprio la guida della Società cercò chi volesse assumersi la gestione di questa società allo sbando, con circa un miliardo di debiti verso l'Esattoria comunale, ed arretrati da capogiro verso i giocatori. Si mostrarono disponibili i Fratelli Mercadante, ma Lauro non li prese in considerazione; c'erano anche Fiore (vedi foto) e Corcione (vedi foto) . Quest'ultimo, dopo una clamorosa rottura con il Comandante, riuscì a farsi eleggere Presidente durante una turbolenta assemblea (6/6/1968). La rottura portò Pesaola (vedi foto) a trasferirsi alla Fiorentina, mentre a Napoli arrivò Chiappella. Ma l'accoppiata al vertice durò soltanto sei mesi per la scomparsa di Corcione (7/12/1968). A questo punto, con accordi segreti incrociati tra Fiore e Ferlaino e tra quest'ultimo e Lauro, Ferlaino (vedi foto) venne eletto Presidente il 18/1/1969 (con l'assenso di Lauro e la sua garanzia di non esercitare il diritto di prelazione sull'eventuale acquisto delle quote di Corcione). Sembra anche che Ferlaino, all'epoca, non conoscesse esattamente la misura della voragine finanziaria del calcio Napoli (circa tre miliardi). Inoltre, a Pasqua del 1969 acquistò per 183 milioni la quota del 21% del Napoli detenuta da Fiore (valore nominale 25 milioni circa). Divenne così il padrone del Napoli. La sua gestione fu da subito improntata al massimo rigore di bilancio allo scopo di sanare il deficit pregresso. Cercò anche di risanare l'ambiente interno e circostante la squadra, e tentò invano anche di ottenere, in varie occasioni, l'assenso del Comandante per aumentare il Capitale sociale allo scopo di utilizzare più liquidità sul mercato. Il Comandante non cedette mai e con il suo comportamento boicottò l'acquisto di Clerici; Ferlaino presentò le dimissioni, respinte dal Consiglio dopo otto giorni; l'accordo con Clerici fu presentato di nuovo in Consiglio d'Amministrazione, che Lauro disertò e fece quindi decadere. Le dimissioni furono allora irrevocabili. Il suo sostituto, in entrambi i periodi, fu Sacchi che rimase fino al 1975 con molti alti e bassi. La squadra era piuttosto malandata riuscendo a raggiungere l'8° posto del 1972 ed il nel 1973 con 28 punti, e con un crescente disamore della tifoseria

 Il modulo tattico di Chiappella

All'arrivo a Napoli Chiappella(vedi foto) partì con obiettivi ambizioni (infatti si veniva da un prestigioso posto). Il suo modulo si basò, all'inizio, sul principio che soltanto il libero dovesse presidiare stabilmente la difesa, mentre tutti gli altri avrebbero avuto licenza di attaccare. Ben presto però, di fronte ad un attacco non molto prolifico, si vide costretto a difendere meglio quei pochi gol che la squadra riusciva a segnare, modificando il modulo tattico iniziale. Sistemò il terzino destro (Nardin (vedi foto), Monticolo o Ripari) incollato alla seconda punta avversaria, al terzino sinistro Pogliana attribuì compiti di marcatura dell'ala tornante ma ne limitò la facoltà di avanzare; lo stopper Panzanato (arriverà poi anche Vavassori) fu bloccato sulla prima punta, il libero Zurlini fu limitato nelle sue ottime attitudini offensive. A centrocampo con Juliano (vedi foto) inamovibile, Montefusco o Bianchi divennero il fulcro della manovra azzurra, sempre avvolgente anche se spesso piuttosto lenta. A completare il quadrilatero centrale, due ali che di fatto erano però dei centrocampisti: Improta (o Abbondanza) e, a seconda dei casi, Salvi, Canzi (entrambi deludenti), Hamrin, sala Cané o Sormani. In attacco il compito di finalizzare la manovra spettava ad Altafini, Hamrin o Sormani (vedi foto) che approfittavano dei varchi aperti dal movimento dei vari Manservisi o Ghio.



 1968-69
Con Corcione Presidente e Fiore amministratore delegato, parte la stagione 1968. Pesaola, visto il trambusto nella dirigenza azzurra e temendo uno smembramento della squadra, si accorda con la Fiorentina. Nuovo trainer azzurro è Giuseppe Chiappella (vedi foto). Vengono ceduti Orlando alla Spal ed al suo posto arriva Harald Nielsen; dal Bologna arriva Guarneri (ex nazionale, costato 125 milioni), che un po' per nostalgia, un po' per l'età non più verde, rende molto meno di quanto ci si aspettasse. Claudio Sala, riscattato dal Monza per 125 milioni, nell'anno a Napoli quadruplica il suo valore e verrà acquistato dal Torino per ben 470 milioni. Varie grane si accavallano nel corso dell'anno (ingaggi da ridurre, infortuni, ecc.): La partenza non è buona avendo conseguito soltanto 6 punti nelle prime 8 partite; alla nona c'è la Juventus a Fuorigrotta (1/12/1968). Al gol iniziale d'Anastasi, risponde Montefusco con una doppietta, ma la scazzottata finale tra Sivori, Favalli, Panzanato e Salvadori provocherà la squalifica di Panzanato per 9 turni e di Sivori per 6 che coglierà l'occasione per abbandonare definitivamente il calcio italiano. Dopo la morte di Corcione (7/12/1968) viene eletto Presidente Corrado Ferlaino (proprietario di sole 5 azioni del valore di 100.000 lire). Questi decide di "retrocedere" Chiappella ad "osservatore" ed il suo vice Parola a "osservatore in Piemonte"!?! La squadra è affidata a Di Costanzo che, con grande stupore, infila una serie positiva di sette partite. Dopo la sconfitta casalinga con la Fiorentina, Ferlaino reintegra Chiappella nell'incarico destituendo il suo provvisorio successore. Il campionato finisce con il Napoli al 7° posto in classifica, con 25 gol subiti e soltanto 26 segnati.

 1969-70
Ferlaino (vedi foto) riesce ad acquistare dalla vedova di Corcione un ulteriore 21% della Società, divenendo così azionista di maggioranza. Parte così l'operazione di risanamento societario. Vengono ceduti Sala (al Torino per 470 milioni oltre il quadruplo di quanto pagato l'anno precedente), Cané (al Bari), Guarneri, Nielsen e Stenti. Viene riscattato dalla Spal Improta, ed arrivano anche Manservisi, Vianello, Bosdaves ed Hamrin che segnerà il primo gol del Napoli al S. Paolo all'ultima giornata del girone d'andata. Finirà con 31 punti, 24 gol fatti e soltanto 21 subiti. Per la nazionale in partenza per i mondiali messicani, Valcareggi porterà Juliano e Zoff, ignorando Bianchi (vedi foto) autore di un campionato assolutamente superlativo.

 1970-71
Dopo il 6° posto conquistato in primavera, il Napoli affronta il Torneo Italo-Inglese: Il Napoli conquista il diritto di disputare la finale al S. Paolo il 28/5/1970 contro lo Swindon Town. Sul punteggio di 3-0 per gli inglesi, al 34' della ripresa scoppia il putiferio con lancio di travertino in campo (erano state divelte le panche delle gradinate). La curva A ed i Distinti avranno danni per 600 milioni. Dal lato societario Ferlaino tenta di nuovo di varare un aumento di capitale da 120 a 360 milioni, ma la proposta viene respinta come pure le sue dimissioni che immediatamente seguiranno. Conseguentemente la campagna acquisti ne risulta penalizzata; Montefusco (vedi foto) viene ceduto al Foggia in comproprietà per 175 milioni, dalla Lazio arriva Ghio per Manservisi più 80 milioni, dal Milan Sormani (vedi foto) in prestito per 90 milioni, Ripari dal Verona in comproprietà per 50 milioni, Abbondanza riscattato dal Pisa per 15 milioni ed Umile dall'Angri per 10 milioni. Dopo 5 giornate il Napoli è solo in testa alla classifica e va tutto bene fino alla 9^ giornata. Alla 10^ c'è il Milan. Dopo il gol di Prati nel primo tempo, nel secondo una discesa di Ghio lanciato verso la porta di Vieri viene fermata fallosamente da Benetti, ma Lo Bello fa continuare scatenando un bombardamento di oggetti dagli spalti; una pistola lanciarazzi colpisce Villa costretto a lasciare il campo: sarà 0-2 a tavolino. Ma al giro di boa del campionato il Napoli è secondo a 2 punti dal Milan e con un punto più dell'Inter (rispettivamente 24, 22, 21 punti). Decisiva la partita di S. Siro contro l'Inter. Altafini porta in vantaggio il Napoli ma Vieri lo colpisce (6 giornate di squalifica ridotte a 4), José reagisce (2 ridotte ad 1) ed anche altri intervengono (Giubertoni, Burnich e Bianchi, 1 giornata ciascuno); viene espulso Burnich: Negli spogliatoi Panzanato evita che gli interisti aggrediscano l'arbitro Gonnella, ma non evita che altri emissari interisti, si dice, facciano balenare al bancario Gonnella la prospettiva di una lumonosa carriera. Nella ripresa, alla prima palla giunta in area di rigore del Napoli, viene decretato il rigore per l'Inter e dopo 3 minuti Boninsegna raddoppia. Il campionato si conclude al 3° posto con 39 punti, 33 gol fatti e soltanto 19 subiti (migliore difesa).

 1971-72
La situazione societaria in stallo, ed i debiti sempre più incombenti, si traducono in una campagna acquisti improntata al risparmio. Bianchi viene sostituito da Perego, partono Ghio, Abbondanza in cambio di Manservisi; arriva Macchi dalla Fiorentina, più perché nipote di Chiarugi che per meriti calcistici. Rincalzo sarà Fabio Enzo (non giocherà mai). Pressato dal debito verso il fisco di 1 miliardo e mezzo, Ferlaino dà le dimissioni. Ettore Sacchi lo sostituisce ed un accordo tra i due dovrebbe consentirgli di governare fino al 1975 sulla base di un sindacato azioni. Ma, dopo le dimissioni del 15/2/72 e la rinomina del 27/2/1972, e dopo le cessioni dolorose di Zoff ed Altafini, Ferlaino rientrerà con l'aria di chi non può far altro che adegarsi ai giochi già fatti. La squadra termina all'8° posto con 28 punti e 27 reti fatte e 31 subite.

 1972-73
Dei vecchi giocatori restano soltanto Pogliana, Zurlini, Juliano e Improta. Arriva Carmignani dalla Juve, Bruscolotti dal Sorrento di Lauro, Rimbano dal Varese, Vavassori dall'Atalanta, Ferradini, Salvatore Esposito (vedi foto), Damiani e Mariani; torna Montefusco dal Foggia. Confermato Chiappella allenatore. L'attacco, troppo leggero, è assolutamente asfittico: segnerà soltanto 1 gol lontano dal S. Paolo all'ultima trasferta del 14/5/73 (1-1, Ferradini). L'ultima di campionato è in casa con la Lazio. La classifica vede il Milan primo a 44 punti, seguito da Juventus e Lazio a 43. A 10' dal termine il Milan perde e le altre due pareggiano, profilandosi così uno spareggio a tre. Ma a 3' dal fischio finale Cuccureddu segna per la Juve, imitato dopo poco da Damiani per il Napoli. La Juve vinse così il suo scudetto, mentre il Napoli terminò al 9° posto con 28 punti.

Pagina precedente
(1964-1968)

Pagina successiva
(1973-1976)